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Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline.
Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate.
Ora parla il mio diletto e mi dice: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata;
i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro".
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Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.
Il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
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In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
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"Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"- (...) Ecco infatti che le generazioni ti chiamano beata come hai detto (Lc 1,48). Le figlie di Gerusalemme, cioè della Chiesa, ti hanno visto e hanno proclamato la tua beatitudine. (...) Sei infatti il trono regale accanto al quale stavano gli angeli mentre contemplavano il loro Maestro e Creatore che vi era seduto (Dn 7,9). Sei divenuta l'Eden spirituale, più sacro e divino di quello antico. In quello abitava l'Adamo terreno; in te, il Figlio venuto dal cielo (1 Co 15,47). L'arca di Noè, che ha salvato il germoglio della seconda creazione, ti ha prefigurata, perché tu hai generato Cristo, la salvezza del mondo, che ha sommerso il peccato e placato i flutti.
Prima nel tempo sei stata dipinta dal roveto ardente, disegnata dalle tavole di pietra scritte da Dio (Es 31,18), raccontata dall'arca dell'alleanza; sei stata palesemente prefigurata dall'arca d'oro, dal candelabro (...) e dal bastone di Aronne che era fiorito (Nm 17,23). (...) Stavo per dimenticare la scala di Giacobbe. Come Giacobbe ha visto il cielo unito alla terra per mezzo delle estremità della scala, e su di essa gli angeli scendere e salire, e colui che è proprio il forte e l'invincibile ingaggiare con lui una lotta simbolica, così sei divenuta la mediatrice e la scala con la quale Dio è disceso da noi e ha preso su di sé la debolezza della nostra sostanza, abbracciandola e unendola strettamente a sé.
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In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz :
«Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto».
Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaia disse: « Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio?
Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele: Dio-con-noi».